E mi manca molto il fatto che vedendomi tutti forte e organizzata (all'apparenza), nessuno ha tempo per fare due chiacchiere con me su questo argomento, giudicato un argomento del cavolo.
Non dico che sono sola, che sono una vittima, no, certo.
Però ancora sto male perchè il licenziamento è stato per me un lutto che devo elaborare da sola.
Al diavolo la mia laurea in chimica farmaceutica con 107/110.
Al diavolo i miei 2 anni di tesi a medicina sperimentale.
Al diavolo il piacere viscerale che provo infilando il camice bianco.
Al diavolo il piacere di raccogliermi i capelli dietro alla nuca quando lavoro.
Al diavolo che facevo un lavoro che mi piaceva.
Non sono pentita, lo rifarei, cioè mi licenzierei ancora.
Però sembra che nessuno si renda conto che sono un chimico che ha bisogno di esprimersi.
Mio marito non ha tempo per questi discorsi, mi dice <decidi tu>.
E spesso anche <Io non potrei mai fare quello che fai tu> che tradotto vuol dire azzerare le mie ambizioni e farmi un culo atomico a casa.
Sono felice di stare a casa.
Lo so pure io che parlarne non serve a molto, ma serve a me, per far pace con i miei dei (da grignani
).
Vi capita mai di fare domande di cui sapete già la risposta solo per il piacere di avere conferme?
A me si, ma risulto pesante, per cui... sto zitta per non litigare.
Ok, niente, era un outing fine a se stesso.